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Lillo Gambino volle, quindi, approfondire
lo studio sui colori e su come si sono scoperti e sviluppati
gli smalti, e fare anche pratica con grande varietà
di materiali ceramici e di tecniche e mantenere un equilibrio
significativo tra l’opera dell’artista-innovatore
e la produzione del ceramista. Numerose sono state anche
le varianti degli oggetti prodotti – dove la decorazione
diventava struttura, elemento costitutivo, non più
ornamento.
Significativo, in proposito, il ricorrente verde ramina
e aragosta che, spesso, si ritrovava con piacere nelle sue
opere.
I colori che impastava e si inveravano attraverso una serie
di frequenze permeate di sommessa sonorità, nelle
opere di Lillo Gambino sono diventate invenzioni
fantastiche che non imitavano ma creavano un’altra
natura con leggi segrete.
Parlo di quelle opere che, talvolta, valicando con leggerezza
il confine tra astrazione e figurazione, trasmettevano sensazioni
forti e, spesso, ne erano anche l’interpretazione
fantastica, dando l’impressione che per capirle bastava
guardarle.
Gli anni ’90 sono stati proprio gli anni della sperimentazione,
in cui cominciava ad emergere l’opera dell’Artista-innovatore.
Lillo Gambino, infatti, dopo oltre trent’anni
di vita da ceramista artigiano, era arrivato alla creazione
di opere particolarmente originali che segnarono un capitolo
molto importante nel suo curriculum artistico.
Ne sono testimonianza alcuni pannelli musivi commissionati
anche da amici: intere pavimentazioni con piastrelle completamente
dipinte a mano, ed infine ma non per ultimi, i piatti di
svariate grandezze, frutto di una lunga e appassionata ricerca,
esplorando e riesplorando la stessa realtà senza
mai ripetersi.
Perché nell’arte, ce lo ricorda il Prof. Stefano
Zecchi, non c’è progresso, c’è
differenza.
Un artista, Lillo Gambino, dal segno esclusivo,
dove i colori, nelle sue opere, sono diventati invenzioni
fantastiche che non imitano ma creano un’altra natura
con leggi segrete, e del quale si è sempre parlato
come di una persona schiva e di un artista che amava creare.
E creare è sognare una cosa per tradurla in realtà.
Un altro elemento caratterizzante di molte sue opere è
la scultura-racconto, con cui ha realizzato un mondo poetico
pieno di ritmi e di ripetizioni alla Brancusi.
Chi ha visto le sue opere, non ha potuto non cogliere la
sua grande versatilità e la sapienza compositiva
con cui ha padroneggiato la sua tecnica.
Di più, in ogni sua opera c’era (e c’è)
un racconto in sé concluso, che oltre ad animare
le immagini e le cose che vi sono adunate, prolungava gli
echi dentro uno |
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spessore
naturale e fantastico insieme: con lo stato, si vuol dire,
di chi è ispirato:
non
a caso l’etimo di “entusiasmo”, rimanda
proprio al verbo “essere ispirato” (enthusiazein).
Nella sua esemplare ricerca c’era, infatti, costante,
un anelito liberante che, talvolta, muovendo dalla complessità,
si innervava nel groviglio dei sentimenti, distillando
il colore come tra le venature della vita, mentre la tensione
che si sprigionava nel tiepido enclave del silenzio di
alcune sue interessanti composizioni lasciavano l’itinerario
intimistico per assecondare le tentazioni della fantasia,
per farsi panica rivelazione.
Poi la perdita prematura di un Artista versatile e fecondo,
dal segno esclusivo e dalla spiccata personalità
creativa, come Lillo Gambino, lasciando un vuoto nel mondo
dell’arte.
Abbiamo
voluto concludere, ricordando anche la prematura scomparsa
dell’amata moglie Rita, che ha segnato profondamente
il percorso umano e artistico di Lillo, riguardando anche
il Volto amorevole della sorella, raffigurato da Lillo
nell’argilla bronzata.
PINO GIACOPELLI
Monreale,
14 ottobre 2011
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